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      » Egli obbedì, e tirata l'imposta dell'uscio da via, misurò contro quella i pugni chiusi, esclamando: «Non dà un Cristo a baciare in tutto l'anno; e se si beve, pare che si beva del suo! Sta pure, che se andiamo alla guerra ti farò vedere il diavolo nell'ampolla!»
      Entrato nella sua catapecchia destò la moglie, e le comandò (comandava anch'egli a qualcuno), tenesse l'orecchio all'ore, e un tratto prima dell'alba lo destasse. Poi si coricò vestito sul giaciglio, e colle tempia martellate dal vino, cominciò a russare.
      Don Apollinare messosi a giacere per riposare quelle poche ore, le passò fantasticando; e stava per addormentarsi, quando squillarono i tocchi della campana martellata, a stormo da Mattia, il quale colla spranghetta al capo, aguzzava dal campanile gli occhi nel crepuscolo mattutino. Tutta la campagna era un moto di villici; là come nella valletta dove giaceva la villa del signor Fedele, come sarà stato in tutte le pievi; era un accorrere, un gridare, un chiamarsi, un suon di corni che non finiva. Il pievano balzò dal letto, e si diede attorno a vestirsi, stupito di sè stesso, perchè gli pareva sentirsi dentro un cuore di guerriero, nascosto, sino a quel giorno, a sua insaputa, sotto la zimarra del prete. Placidia venutagli in camera a vedere se gli bisognasse nulla, maravigliava anch'essa dell'aspetto sgherro di lui; ma come egli badava a vestirsi, si ritrasse vergognosa in cucina ad ammanirgli il caffè, che poteva essere l'ultimo.
      «Placidia, io parto - le diceva egli venendo sin sulla soglia della cucina e abbotonandosi la sottoveste: - l'avvenire è nelle mani di Dio; voi rimarrete qui, rispettata da tutti.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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