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      Quelle erano vele inglesi, napoletane e francesi, che si davano la caccia in alto; mentre molti legni sottili di genovesi avidi ed audaci, navigando marina marina, recavano provvigioni verso la Francia affamata.
      Lassų i nostri battaglioni, fecero la loro fermata in sul tramonto; quasi stupiti che il sole osasse discendere come tutti gli altri giorni. Dalla vetta del San Giacomo a quella del Settepani, non si vedeva che gente, stendardi e croci; non s'udivano che grida; pareva la tregenda. Don Apollinare seppe del rettore di Montefreddo, e d'altri preti, suoi amici, venuti lassų coi popoli delle due vallate della Bormida, e ne provō consolazione. Ma quel che pių gli piacque fu la notizia che i francesi non erano molto vicini, e prima d'arrivare sino a lui avrebbero avuto a sbrigarsela colle soldatesche piemontesi e alemanne. Gli parve di potersi riposare tranquillo a pič d'una rupe trovatagli da Mattia. Tuttavia l'ora della sera gli volgeva il desio; e la mente gli fuggiva al suo presbiterio, al desco, a Placidia; persino a Placidia, per la quale sentiva in quel punto un affetto mai pių provato.
      Mattia, intanto, sbocconcellava un po' di focaccia, e aveva intorno un capannello di compaesani, che si facevano narrare da lui le prodezze della sua vita; perchč egli era stato da giovane bravazzo ai servigi dell'ultimo signorotto d'una terra vicina a D..., e in opera di trovar costure aveva avuto gran nome. Dicevasi di lui che la mira dell'archibugio l'avesse posta bene pių d'una volta; ma le erano memorie lontane pių di quarant'anni; e di quelle sue ribalderie, egli ne dava carico a personaggi di fantasia, o al suo padrone.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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