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      Ed egli a lei:
      «Ma se fa appena un mese che hai fatta la pasqua. Che ci hai di nuovo?
      «Peccati, no: ma ho certa cosa che mi pesa sull'anima; e mi pare che se io non la dico, il mio povero uomo avrà la mala ventura. Son venuta qui parecchie volte...
      «Spicciati, spicciati, - interruppe il frate.
      «Ecco! Ella sa che i padroni sono in villa: ma ha da sapere che quella notte in cui ci vennero, voglio dire quando fu mattino, il signor Fedele, prima di tornare a C.... mi disse che portando la colazione alle signore, badassi bene a non parlare con esse, perchè alla Bianca voleva dar volta il cervello, e vedeva tutto, spie, nemici, Francesi e che so io....
      «Caspita! - sclamò il frate, quasi maravigliando di quelle cose seguite a sua insaputa.
      «Ascolti, ascolti! - continuò la donna pigliando animo: - portando la roba io mi sono lasciata tirare dalla curiosità, e andai ad origliare all'uscio delle donne. Parlavano tra loro, e Bianca diceva cose..., cose, poverina, da far piangere! Altro che impazzare! parlava come un libro; ma non ho potuto capire nulla, salvo che vuol farsi monaca, e che non vuol essere sacrificata... Basta! Il fatto è questo, che da quel giorno, in casa ci pare il mortorio; e il signor Fedele, quando lo vedo, fa tremare anche me. È torbido come se gli si avesse tolto il pasto di bocca... Se ella ci andasse a vedere un poco... Ah!... già mi dimenticava; il padrone sin da stamane s'è nascosto in cantina, e non c'è santi per farlo venir fuori: la palazzina è chiusa, ma dentro ci si sente la disperazione!


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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