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      «Fedele, tu sei più vecchio di me, ma io sono più di te esperto della vita. Sai che io ti sono amico, non t'ho mai veduto così severo colle tue figliuole; che t'hanno fatto? Non mi hai detto or ora, come t'han mostrato d'amarti? Dacchè non ti ho riveduto, tu sei mutato in viso, ma molto mutato: segno che non sei contento! Perchè non sei venuto da me? A dirti il vero qualcosa mi diceva qua dentro: «egli non viene da te, e tu va da lui!» e sono venuto, ed ecco che non m'ingannai. Che posso per te? Noi siamo ai servigi dei felici e dei mesti, dei ricchi e dei poveri..... parla pure....
      «Oh, padre! - rispose basso il signor Fedele - questa è la casa dell'afflizione! Se dura così un altro mese, qualcuno di noi sarà portato al sepolcro!
      «Oh! - sclamò il frate - dunque c'è a mezzo qualche seria faccenda?
      «Seria! altro che seria! - proseguì sospirando il signor Fedele, che stato in forse quei pochi momenti, aveva deciso di confidarsi al frate delle cose di casa sua: - i figliuoli de' nostri tempi, non obbediscono più i loro padri, e il mondo va per la via torta....
      «Il mondo si sfascia come un cadavere - sentenziò il padre Anacleto; ed ambidue uscirono all'aperto, mettendosi sotto il pergolato tuttavia poco ombroso. Buon pel signor Fedele che niuno lo vide, conciato com'era; chè all'aspetto strano, gli avrebbe scemata la stima.
      «Ecco - diceva egli continuando; - ella sa, padre, che le mie due figliuole mi sono più care che le pupille. M'è capitato per la prima di esse un partito, un partito da renderne invidiosa una principessa.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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