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      Ed egli fece la scala accompagnato dalle benedizioni delle due donne, cui pareva gran ventura la visita d'un uomo, che forse veniva recando seco il segreto della consolazione.
      Frattanto il signor Fedele, che s'era andato a ricomporre un tantino i panni in altra stanza, fattosi sull'uscio della sala, con certa allegrezza nuova nella voce, diceva alla cieca:
      «Cognata, pensate al desinare; lo voglio sontuoso, perchè terremo con noi il padre Anacleto: tu Margherita corri dalla massaia, che tiri il collo a un par di piccioni e a una gallina; con un sorso d'aceto che io metterò loro in gola, diventeranno di buona cottoia lì per lì; diamoci attorno leste, e se vi bisogna aiuto son qua io. Che? ridi? ridete? In opera di cuocere vedrete chi sono!»
      A questo fare piacevole, mai più costumato da lui, la zia Maria e Margherita, si sentirono proprio rinate. Che tutto questo mutamento d'anima e di modi, venisse dal padre Anacleto? Che gli avesse toccato il cuore? Lo benedissero cento volte, nè la cieca avrebbe fatto di più, se il frate le avesse dato un barlume. La nipote valeva dieci cotanti più degli altri giorni; e di sù di giù, una affaccendata, l'altra in cucina; in un batter d'occhio le pentole bollivano, le padelle friggevano; avessero potuto imbandire pupille di fagiani, sarebbero loro parso poco pel frate; al quale, l'odore delle vivande gratissimo, saliva dalla cucina fin nella camera di Bianca.
      Egli v'era entrato, come a entrare nella propria cella; mentre la fanciulla, appoggiata al davanzale della finestra, guardava fuori la campagna, e i colli e i monti lontani.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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