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      «Eppure ci si prova una dolcezza, una soave dolcezza...!
      «Un'amarezza che uccide lentamente, dovresti dire! Tu hai bisogno di consolazioni, fanciulla; e se io potessi toglierti dal cuore le tue malinconie, sarei lieto d'aver servito Dio nella sua creatura. Ma già io non posso nulla....»
      A queste parole Bianca prese animo e disse: «Oh! ella potrebbe tutto, se volesse farmi il bene che io le chiederei...!»
      «Parla son qui a posta! - s'affrettò a dire il frate - accostiamoci alla finestra, e parla: che hai, che ti hanno fatto? io sono un umile consigliere, un povero mortale, ma alle volte Dio si compiace in noi, e parla colle nostre labbra.
      «Ebbene, - cominciò Bianca, mostrando di volersi rimettere in lui: - vidi soventi frati forastieri venire quassù; se da qualcuno di questi, si potesse sapere dove sia il monastero più vicino a noi; ma un monastero che vi si entri per non uscirne più, nè vivi nè morti.... e se mi ottenesse da mio padre la grazia di farmi monaca in quello: io pregherei per la sua salute tutto il resto della mia vita, e mi ricorderei di lei, padre, come del mio più grande benefattore....»
      Il frate aveva sorriso alla semplicità di Bianca, la quale pensava che oltre la cerchia di quelle montagne, il mondo fosse anche per lui ignoto. Ed essa, dicendo, aveva a poco a poco osato alzare gli occhi negli occhi di lui; e lo sguardo le si era fatto così eloquente, che egli vi lesse dentro tutto l'animo della donzella, decisa a quel passo di cui parlava. Stimò buona cosa venir col discorso a seconda di quei desideri mesti e profondi; e dopo un tantino di silenzio, disse:


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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