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      «E sta bene! Fanciulla che si manifesta inclinata a diventare sposa di Cristo, bisogna aiutarla, e t'aiuterò. Appena di là di questi monti, che abbiamo in faccia, nell'altra Bormida, in un luogo che più ameno non potrebbe essere, v'ha un monastero dove tu saresti sempre la benvenuta... Ma..., poni mente a quel che ti dico: quella che tu vagheggi è una vita dura..., una vita di penitenze in cui si spegne la giovinezza; anzi si cerca di struggerla, come un incenso che si brucia per mandarne il profumo al cielo...»
      Bianca provava una voluttà amara a udire di quel martirio; e il frate continuava:
      «Tu, lo veggo, gioisci a queste notizie, o anima eletta! Ma..., quando avrai fatto il gran passo, oltre quella soglia da cui non si esce mai più; se tu venissi a sapere che tuo padre ne sarà rimasto accorato da morirne; se la tua Margherita, e la tua povera zia, che ti tenne amorosa luogo di madre; perdendoti come tu fossi morta, non potessero darsi pace, e morissero anch'esse di dolore: tu sapendolo là dentro, (e lo saprai perchè, in quei chiostri solitari, dove non si fa altro che patire e pregare per tutti i peccatori della terra, il cuore parla la verità); ebbene non ti sentirai pigliare dallo sgomento di aver fatto tanto male, d'avere aperto tre tombe ai tuoi più cari?»
      La fanciulla ruppe in pianto, e le lagrime le caddero per le guancie sul seno affannato. Di che il frate mutò subito la voce e gli atti, e fattosi dolcissimo, soggiunse:
      «Vedi? Oh, io lo so molto bene come sono fatti i vostri cuori!


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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