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      ... e già ne son morti due lassù nei boschi, senza prete; e ad uno che era più vicino, sono andata a raccomandare l'anima io stessa.... l'ho benedetto coll'acqua santa.... gli ho messa la stola sul letto.... mi sono ingegnata....!»
      Proprio in questo punto, arrivava don Apollinare grondante sudore, e colla giumenta ridotta che se(3) avesse avuto a fare un altro quarto di miglio gli(4) sarebbe cascata sotto. Smontò a fatica, tanto aveva(5) indolenzite le gambe; e lasciata la bestia che andò(6), da sè nella stalla, si mise dentro la porta di quel presbiterio, che non gli era paruto mai così bello, così agiato, così casa sua.
      Donna Placidia, fattasi incontro a lui sulla soglia del salotto, rimase a mirarlo trasecolata, come se egli tornasse dall'altro mondo; e la signora Maddalena, vedendolo così trafelato, in quell'arnese gramo; sclamò spaurita: «che abbiamo?
      «Guai! guai! guai! - gridò egli lasciandosi cadere sul suo seggiolone; - guai più grossi di quelli del libro delle sette trombe! Ma io non so nulla...! Io non sono uomo di sangue.... io sono venuto via...; perchè..., perchè.... da sacerdote non era al mio posto....
      «Dunque i nostri saranno mezzi morti!» chiesero le due donne ad un tempo.
      «Morti? - rispose il pievano - altro che morti! Scriva, scriva al suo Giuliano, gli scriva che venga a benedire la rivoluzione di Francia! Sciocchi! sciocchi! sciocchi!...... Basta! sia che Dio vuole, io non me ne immischio; Placidia, io me ne vado a letto, che non mi reggo più...!»
      A quella tirata di Don Apollinare, la signora Maddalena, rimase coll'anima come rannicchiata e timorosa.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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