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      Appena vide il frate, la giovinetta si fece ad incontrarlo; e rifatta la storia del baciamano, gli diede notizie della famiglia, di che egli si rallegrò e disse:
      «Bianca, tu mi sembri più contenta, o almeno quella tua tetraggine, si è risolta in una malinconia dolce, che se ti fiderai di me diventerà allegrezza.
      «E di chi dovrei fidarmi più? - rispose la fanciulla: - ho pensato tutta la notte a quelle cose che mi disse ieri; e l'idea del monastero, me l'ho quasi levata dal cuore.
      «Ah!... quello era il mal passo! E dire che una volta messo il piede innanzi non lo si può più ritrarre! Gli è come a sposarsi; cari o no, son nodi che stretti una volta, la sola morte può sciorli...
      «Oh sì...! - sclamò Bianca ponendo sè colla mente in ben altro campo, che non era quello in cui il frate la voleva tenere; ma egli accorto le troncò la parola, e riprese:
      «Sì! sì! sì! tu dici, ma non sai nulla. Voi giovinette, a udirvi, conoscete il mondo più d'ogni vecchio...! E poi...; che sai tu? neanco la storia di quel nome, che ieri non mi volesti dire, e che adesso io so assai bene...; e ti debbo dire che, l'ira nobilissima da cui fosti presa udendomi chiamar indegno colui..., era mal consigliata da un affetto malissimo posto...!»
      Questo dire sicuro e solenne, prostrò l'animo di Bianca, la quale a prima giunta pareva volersi levare a nuova difese.
      «Padre - rispose essa chinando il capo, e poco dopo alzando gli occhi a lui, nell'atto in cui vediamo dipinte le sante sofferenti estasi dolorose: - io non so chi le abbia detto quel nome; io sono una povera creatura che diventerà scema; e non so che una cosa.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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