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      » tornò a chiedere Margherita, che rimasta coll'ago in aria, non si poteva saziare di quei racconti.
      E il frate, sempre cogli occhi in Bianca, la quale non aveva mai smesso di cucire, ma a certi punti della narrazione, s'era o abbuiata o rischiarata in viso, ripigliò:
      «Lascia che respiri, santa pazienza! La stirpe d'Aleramo crebbe, e piantò castelli e torri per tutto, in queste valli; e della storia d'Adelasia durò la diceria per secoli. Tutte le castellane, venute col tempo dalla sua schiatta, furono devote alla sua memoria, come a quella d'una santa. La imitavano in tutto; volevano somigliare a lei in tutto; massime in quel punto d'innamorarsi di chi loro piaceva. Ora accadde che una di queste, figlia del marchese di C... aveva preso a voler bene ad un poveraccio, il quale d'armi e di cavalleria ne sapeva quanto ne so io, frate pacifico. E non c'era santi a farle sposare un barone, che aveva castelli e vassalli, e che la voleva, sto per dire, viva o morta. Il padre della zitella si prese termine d'un anno e un giorno; e pregò lui d'andare in Terra Santa, a procacciarsi onori e meriti in faccia a Dio. Egli intanto si sarebbe adoperato a consigliare la figliuola, e alla fine le nozze si sarebbero fatte. Il cavaliero partì lasciandosi addietro il cuore: e fu in Palestina dove degli infedeli ne uccise tanti, che i menestrelli lo onoravano colle loro canzoni, sotto le tende dei più gran principi della cristianità, ch'erano alla crociata. Ma..., (qui entra di mezzo S. Francesco) la zitella non voleva saperne delle cento storie che il padre le andava raccontando ogni giorno: questi la pregava, la minacciava, la teneva chiusa.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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