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      CAPITOLO X.
      Staccia buratta, dal convento alla palazzina del signor Fedele, e da questa al convento, siamo lė, direbbe un marinaio genovese, sempre di faccia a Pegli. Ma quello che non posso pigliar di spazio, piglierō di tempo; per dire, che in capo a quindici giorni, ognuno in quella casa, aveva intera nel viso e nei portamenti, l'impressione dell'animo in cui s'era sentito all'arrivo dell'Alemanno.
      Al signor Fedele, s'era fatta una cera di trionfo; non vedeva pių che Bianca, la portava in palmo di mano, era il suo occhio dritto. Damigella Maria e Margherita parevano la istoria dell'olmo e della vite; e stavano sole la meglio parte del giorno, scansando con ogni cura il padre Anacleto. La cieca aombrava pių sempre, dell'avviamento che pigliavano le cose; si coricava la sera disegnando per l'indomani di dire tutto il suo cuore; ma poi taceva dalla tema di ridestare le collere del cognato; di far nascere qualche diceria sul conto della nipote; e confidando nel senno di questa, tirava innanzi. Il frate veniva sin due volte ogni giorno, e soleva passare di lunghe ore, o vicino a Bianca o al letto dell'Alemanno; il quale aveva cominciato a migliorare tanto che presto si sarebbe sentito risanato.
      E Bianca? Riacquistato l'affetto del padre, non s'accorgeva di nulla, neanco dei mutamenti avvenuti in sč stessa. La solitudine patita per castigo, nei giorni andati, adesso la cercava da sč. In quell'ore solitarie le accadeva sovente di trovarsi, non sapeva nč a che nč come, vicino all'uscio dell'Alemanno; e lā origliando i discorsi piacevoli del frate o del proprio padre, gioiva; e le pareva strano, ma delle tre, la voce del ferito le cercava il cuore pių dolcemente.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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