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      » ma facendosi nel volto di fuoco, poi come un panno lavato, chinò gli occhi quasi persona colta in fallo, e giunse le mani tremando.
      L'Alemanno, pallido, col braccio sorretto da una fascia annodata sul collo, severo e quasi bello, sebbene paresse intimorito, con voce impressa di gentilezza e d'affetto, le disse:
      «Ed io?.... Io le fo paura? Veggo che ho osato troppo.... Ma, o Bianca, se m'avesse visto qua dentro in questi giorni....! Essere in casa sua, sapere che era sempre lì a due passi...., mia fidanzata...., e non vederla....! Ora..., l'ho intesa sospirare, son venuto per dirle che io non posso più reggere..., e veggo che le ho fatto paura...»
      «Oh no paura...! credeva fosse il padre Anacleto...» rispose Bianca cogli occhi bassi e colla voce tremante.
      «Ebbene - ripiglio l'Alemanno - sono io..., sono io qui, per dirle quello che sa, ma che non ho potuto dirle mai da me..., l'amo, e le chieggo una grazia, quella di dirmi il giorno delle nostre nozze...»
      Essa che già era confusa e quasi smarrita, udì queste parole, come fosse stata a camminare sul ciglio d'una rupe altissima, e un impeto di vento l'avesse investita, in punto di mettere un piede nel vuoto. Diede uno sguardo intorno a sè; e il suo pensiero urtò per tutto. L'empio che aveva amato riputandolo un angelo; il frate che si era adoperato a salvarle l'anima; la memoria dei trattamenti paterni del mese addietro; tutto le turbinò in giro, togliendole la vista d'ogni varco a scampare: e alzati un poco gli occhi in viso all'Alemanno, vedendolo in certa guisa abbellito dallo struggimento, aperse le labbra e le venne detto:


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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