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      «Che bisognava parlare con babbo...
      «Saviamente risposto! Ma... quella castellanina di cui parlammo una volta, avrebbe avuto altro cuore.... E tu quando tuo babbo avrà fissato il giorno; tu testolina, avrai viso di rispondere che non lo vuoi più...
      «Ma non ha visto padre, che gran signore egli è? Che dirò quando mi condurrà nella sua città, nel suo palazzo? E sua madre? Mi troverà fatta troppo alla buona...; e poi no... io non voglio andare così lontano, voglio vedere sempre mia zia, mia sorella...
      «Ah sempliciona! E tu una volta pensavi di andar monaca, di quelle che non escono più di monastero nè vive nè morte! Stai pure, che coll'amore si vince, e potremo tirare il tuo sposo a stabilirsi quassù da noi.
      «Per codesto, disse che comprerà tutta la vallata, o il castello; e che lo farà ricostruire per me...
      «Vedi, vedi? Lascia fare a me, che dentr'oggi s'ha a a fissare ogni cosa...
      «Oh! padre... no così presto...
      «Sta zitta: Tutta la valle sa che ti hai a sposare.... E se la guerra ce lo portasse via? Che si direbbe? Che t'ha piantata... Chi ha tempo non aspetti. Tu sarai la prima dama del borgo; avrai fanciulle che ti serviranno come una regina; ti faranno priora della confraternita di Sant'Elisabetta; e quando sarai lassù nel tuo castello, a farti fresco col ventaglio, affacciata al balcone; e vedrai questo povero frate, per l'erta, venire da te..., dirai: «Sarei stata pur sciocca a non dargli ascolto!» Ed io sarò contento, come fossi io stesso al tuo posto.»
      Bianca, ascoltando, fissava gli occhi nell'erba; e pareva le si dipingesse su quella, la scena di cui il frate parlava.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





Sant'Elisabetta