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      «Dunque, tutte quelle promesse son divenute nulla! - disse la signora, certa d'avere indovinato quel che il prete portava.
      «Le hanno fatto vedere che il mondo è vasto, bello, ricco di piaceri; Bianca ha dimenticato il suo paradiso. S'è fidanzata, bisogna rassegnarsi.
      «Rassegnarsi! noi rassegnarci, ma Giuliano? Ah quel giorno, glie l'aveva pur detto che queste cose avrebbero trista fine...! O che sono le fanciulle dei nostri tempi? Come mai si può mutarsi tanto, com'essa, in sì breve tempo? E a udirla era pronta ad ogni martirio..!
      «Sono cose che chi non le ha viste, manco saprebbe immaginarle: - rispose don Marco; e qui cominciò a narrare l'andata improvvisa in villa del signor Fedele; poi dell'Alemanno capitato a C.... ferito, e di nuovo di colui che se l'era venuto a pigliare per portarselo laggiù. Disse di quel tempo in cui non aveva avuto cuore d'andare a quella villa, e quanto gli rimordeva; raccontò quel che gli era incontrato poche ore prima; e ripetè le parole di Bianca, che gli era parsa fresca e rossa, e aveva detto di voler fare in tutto la volontà del padre suo, con tai modi, da non lasciare speranza di vederla tornata all'antico proposito.
      Diceva di sentimento, ma badando a dar meno dolore che potesse alla signora; la quale a mano a mano che gli parlava, si abbandonava di nuovo nella sua stanca malinconia. Ma come se per quel giorno, non ne avesse abbastanza, doveva capitarle in casa don Apollinare con un'altra consolazione.
      Chi fosse stato a vedere costui, scendere di castello, infilare il ponte, passarlo, piegare a manca verso la casa della signora Maddalena; avrebbe creduto che visto andarvi un prete forastiero, corresse a lagnarsi dell'ospitalità chiesta altrove, piuttosto che nel presbiterio.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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