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      «Altro che foglie! - proruppe il pievano - va in aria la intera foresta, e il vento della rivoluzione l'amulinella!
      «O allora, qual riparo vi possono fare la Curia, la polizia, il generale di Ceva...? E Giuliano, un giovane che manco si vede sulla terra, che cosa può aggiungere alla grande bufera? Non gli faranno nulla... vedrà...
      «No... nulla! - saltò su a dire la signora Maddalena, pigliando dalla sicurtà di don Marco, un subito ardimento: - non gli faranno nulla, perchè noi scriveremo, andremo, mi presenterò al Re!
      «Il Re è stanco di perdonare - disse il pievano - e Dio non può più vedere la religione calpestata, i suoi ministri oltraggiati! Io ho qui la lettera; farò il debito mio, da cristiano e da pastore; ella scriva, mandi, vada, faccia quel che pare! l'ho avvisata!»
      Ciò detto diè di volta, infilò l'uscio e scomparve, stizzito di non avere potuto sfogarsi, per quell'importuno don Marco. Il quale, rattenendo la signora, che voleva correr dietro al pievano per supplicarlo:
      «Stia, - diceva: - e non si sgomenti...! E la marchesa di G..., non farà nulla per Giuliano? non l'avrà tenuto d'occhio?»
      A questo ricordo, la signora Maddalena si fece in faccia, come sarebbe a dire un fiore, su cui discenda un raggio di sole dopo un ribocco di pioggia. E da quel nome pigliando lena, si mise col prete a pensar modo di chiedere alla gentildonna, che aiutasse Giuliano a scampare dai pericoli ignoti, de' quali il pievano era venuto a parlare.
      Ora la marchesa di G..., cui don Marco aveva raccomandato Giuliano, sin dal primo anno della sua andata a Torino; era di quei tempi, dama d'altissimo conto, in corte ai reali di Sardegna.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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