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      Lo salutò, senza potersi tenere dal sorridere di quella semplicità; e Rocco e la sua moglie riconoscenti, per poco non gli chiesero la benedizione, come ad un monsignore.
      Indi a poco Anselmo, fatto chiamare dalla signora Maddalena, giungeva a cavallo in sul piazzale. Questa afflitta per l'addio di don Marco, gli diede la lettera di lui da portare in Alba, al gastaldo della marchesa di G...; coll'incarico di dire a costui, che la mandasse in gran diligenza alla sua padrona in Torino. Anselmo avute le raccomandazioni e alcune monete, levò il trotto allegro come il sole di maggio; e poi che fu sparito, la signora, Tecla e Marta si ritirarono in casa, ognuna pensando a Giuliano secondo il proprio cuore; meste come se quella solitudine in cui rimanevano, non avesse dovuto mai più finire.
      E Giuliano? Avveniva di lui come di tanti, che mentre a casa loro si sta dì e notte in pena per essi; cercano lontano gli spassi e la lieta vita, badando a fare i magnifici della roba sparagnata dai parenti?
      Se fosse stato a D...., sotto gli occhi di sua madre, non avrebbe potuto essere più raccolto, nè più severo di vita; e dal dì del suo ritorno a Torino, che facevano appena due mesi, s'era così mutato, da mostrare qualche anno di più. Seguiva di lui, come di certe fanciulle, che dall'oggi al domani ti capitano innanzi indonnite: e pareva un uomo, che già avesse trovato il suo da fare nella vita. Non era malinconico, sì che altri se ne accorgesse, ma schivava ogni spasso; taciturno e solitario, invece d'uno scuolare, che non vedeva l'ora di potersene tornare medico alle sue montagne; lo si avrebbe creduto uno dei tanti fuorusciti francesi, che di quei giorni, andavano randagi coi segni in viso di lutti domestici, o di sconfitte toccate alla loro parte.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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