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      Queste cose piacevano al giovane, perchè s'accordavano coi suoi pensieri; e perchè Tecla gli era sempre paruta degna di vita men dura di quella, che pel suo stato, doveva condurre: faceva conto di assecondare quel pietoso lavoro di sua madre, una volta che avesse sposato Bianca; e godeva, al pensiero di poterle dare questa villanella, che se la tenesse per compagna, e proseguisse a tirarla su creanzata.
      Venuto così in sugli ultimi di quel luglio, tornava una sera per chiudersi a studiare e prepararsi all'esame; e sulla porta della casa dove abitava, trovò uno staffiere che teneva pronto un cavallo bellissimo, vigoroso, sellato, come in attesa di chi v'avesse a montar su, per qualche viaggio non corto. Appena Giuliano gli fu accosto, lo staffiere si scoperse, e gli diede un biglietto della marchesa di G..., cui il giovane lesse in un baleno, facendosi in viso come un panno lavato.
      «Vostra madre è morente; - diceva la scrittura - partite su questo cavallo, ma subito: alla mia villa di B.... troverete altri cavalli. Servitevi, partite, chi sa se farete a tempo....
      «Un momento! sclamò Giuliano col cuore alla gola; e volato in camera, si pose in gamba un paio di stivali armati di sproni; poi così com'era, senza badare a robe, a libri, a nulla di quel che lasciava; discese e montò in sella.
      «Badi - gli disse lo staffiere - appena fuori B.... a man destra, in quella palazzina, troverà il gastaldo della signora marchesa....
      «Mi rammenterò di voi - rispose egli mettendo in mano a colui qualche moneta: dite alla signora marchesa che io terrò la vita per lei: addio.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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