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      Gli uffiziali stettero a badare più che a lui al cavallo; ma don Apollinare soffermatosi, colle mani appaiate sulle reni, la testa inclinata sulla spalla, mirò di sbieco; e col calcagno destro battendo il suolo, sicchè il ginocchio e il polpaccio agitavano le pieghe della talare, sclamava: «pecora, pecora! se io volessi ci saresti capitata!»
      Alle parole strane, tutta la baraonda gli si fece intorno curiosa; ma il più vecchio e il più indorato di tutti quei soldati, se lo pigliò a braccetto, si mise a parlar basso con lui; e la comitiva tenne dietro ad essi, men gaia, meno ciarliera, quasi conscia dei discorsi che correvano tra il pievano e quel vecchio ufficiale, che n'era il capo.
      Frattanto Giuliano aveva guadagnato il ponte, e sebbene s'imbattesse in gente nota che lo salutava; egli che in Alba avrebbe chiesto novelle di sua madre a un nemico giurato; adesso non si sarebbe rischiato per nulla a dimandarne ai suoi paesani, e tirando diritto infilò il vico. Alla vista dell'arco che metteva nel suo piazzale, per poco non si buttò di sella, per salutare le sue case, e star lì fuori, in attesa di qualcuno, che venisse non chiesto a dirgli la verità.
      «Oh! - sclamò Tecla, che era ancora sotto il pergolato col crocchio di donne; e rimase, vedendo apparire Giuliano, colle braccia tese verso l'arco, tinta nel viso di quel roseo, che si vede improvviso diffondersi sulle guance a qualche giovane morente, e pare il principio di un'aurora più bella. Le donne non ebbero tempo di levarsi in piedi, e già le zampe del cavallo le avevano coperte di sabbia, e Giuliano balzato di sella chiedeva ansando:


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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