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      E qui, ricadde a sedere dinanzi a sua madre; e le narrava del viglietto avuto dalla marchesa, del viaggio fatto quasi senza sosta; parlando con certa calma, di cui egli stesso stupiva; non sapendo come l'anima sua si sarebbe ridestata al dolore, non appena dissipata quella sorta di pace, in cui per aver trovata viva la madre, si sentiva tirato. Narrò tristamente, e parlò sempre lui, quasi pauroso di lasciare, tacendo, il posto ad altri pensieri; finchè Marta fatto riporre il cavallo, venne dentro recando la lucerna accesa, perchè si faceva notte.
      «Il cavallo - disse essa per non istar lì a fare le accoglienze al reduce peccatore; - il cavallo l'ho fatto legare in disparte, che quelli degli Alemanni non gli possano tirare...»
      «Che Alemanni - saltò su a dire Giuliano col sangue a cavalloni; - dunque, nemmeno in casa mia, potrò stare senza costoro tra piedi?...
      «Per carità! - disse Marta - che essi non avessero a sentire, sono lì sul piazzale....»
      «Giuliano abbi pietà di me! - pregò la signora - ci han dato due uffiziali ad alloggiare; soffri in pace, e se ti volessero salutare, sii buono.
      «Non voglio vederli, sono stanco, casco dalla fatica...!»
      Così dicendo, Giuliano partì sdegnoso, e senza lume prese la scala che menava alla sua stanza.
      Marta sollecita accese una lucerna a mano, e gli tenne dietro; la signora Maddalena rimase ritta un tantino in mezzo alla sala incerta se dovesse seguirlo, o star lì a far buon viso agli Alemanni, se venissero dentro. E siccome questo le parve il meglio, così accostatasi alla porta, si mise ad ascoltare, tremando che essi avessero intese le parole oltraggiose del figlio.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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