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      Costoro usavano con essa i portamenti pių rispettosi; e quello stesso generale che aveva rimbrottato il fidanzato, dandogli i fogli della licenza giunta da Vienna; s'era rabbonito con lui per la bella maniera, con che aveva toccata la sua ferita, e per la bellezza della fanciulla, che francava la spesa del suo amore. La prima volta che l'aveva veduta, le era entrato di Vienna, di Corte, dello stato che l'attendeva: e Bianca d'allora in poi, s'era sentita crescere l'orgoglio e i desideri; e l'animo non aveva pių cessato di farle dentro come vi avesse un pavone. E giā non poteva pių reggere a stare in quella casa, che le pareva umile da averne vergogna; e pur d'andarsene si sarebbe acconciata a partire di notte, senza dire addio a niuno, col suo Alemanno; il quale non era pių per lei, l'uomo a prima giunta tanto spiaciuto. A farlo bello agli occhi di lei avevano anche giovato le minute dicerie e i motti delle zitelle del borgo; motti e dicerie, che raccolti con cura dal padre Anacleto, le venivano nell'orecchio come prove dell'altrui invidia. Cosė tra i benevoli e i malevoli, la preparazione di quel matrimonio fu un lungo epitalamio, che finė nelle dolci parole con cui Bianca e il fidanzato, fissarono per le nozze il primo giorno d'agosto; quello stesso in cui Giuliano si sarebbe ridestato nel proprio letto di D.... chi sa con quali propositi nell'anima offesa.
      Il signor Fedele, aveva dormito poco la notte, e sin dall'alba si dava attorno con un nugolo di fantesche e di servitori; tolti in casa lė per lė, tanto che la faccenda della festa e del convito fosse mandata innanzi per bene.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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