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      Ultimi tra i convitati capitarono i preti del borgo, col padre Anacleto, inchinato, lodato, atteso a dare il cenno, pel quale tutti pigliarono il loro posto alla solennità della gola; e se il signor Fedele avesse avuto in mano un turibolo, avrebbe incensato tre volte e quattro lui, che sedutosi in mezzo agli sposi, governò coi cenni e coll'esempio l'olimpico pasto.
      Mangino e bevano i bicchieri arrubinati; ma almeno le loro allegrezze, non giungano nella stanza di damigella Maria. Essa e Margherita se ne stavano come due meschine, senza parenti nè amici al mondo, relegate dalla sventura in luogo solitario. Le voci e le risa dalla sala del banchetto, le percotevano come ventate furiose; e a misura che cessavano o tornavano a suonare, esse ripigliavano le loro querele.
      «Ma tu, Margherita, non farai come Bianca no, nevvero? - diceva la cieca cercando colla sua mano attenuata e scolorita il capo della fanciulla. E questa non ebbe tempo di rispondere, perchè appunto uno scoppio di applausi fragorosi, le fece morire la parola sulle labbra. La cieca levò un istante il capo dal guanciale, porse orecchio quasi spaurita, poi rimettendosi a giacere, parlò basso a Margherita.
      «Mi pare che si debba essere vicini al tramonto...?
      «Sì - disse la fanciulla - il sole batte appena nel comignolo della casa di don Marco.
      «Tua madre è morta a quest'ora.»
      E i convitati a quell'ora erano ai brindisi del padre Anacleto; il quale aveva provocato quegli applausi con un primo discorso; e tutti avevano bevuto con lui alla salute degli sposi, cui pregò tante gioie e tanti figli, quante erano stelle in cielo e arene nel mare, stile da frate.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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