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      Queste parole dette con accento diverso da quel di prima, fecero dar giù l'animo della signora; la quale quasi per iscoprir marina, soggiunse interrogando sommessamente:
      «E intanto non potrei far trovare qualcuno, da ricondurre in Alba il cavallo che hai menato?
      «Lo ricondurrò da me, perchè stasera sul fresco ripartirò per Torino
      La signora chinò il capo un istante, e quando lo rialzò tendendo le braccia verso di lui, egli era già fuori. Ma essa non vedeva più lume, e:
      «Tu non partirai! - proruppe - non partirai, o verrò anch'io a vedere qual misera fine tu vorrai fare! Che tu credi che io non abbia capito; e che per me non sia tutt'uno, mi scoppi il cuore in questa casa tua, o in mezzo alla via come una mendica?»
      Così esclamando si metteva una mano sul cuore, e a sentirne lo scompiglio dei moti la ritraeva, recandosela alla fronte lavata di sudore. E allora Marta che dal dolore di veder la padrona in quello stato, si sentiva la lingua in fondo alla gola, le veniva accosto:
      «E glielo chiegga una volta; - diceva - gli chiegga se vuole vederla morta; chè già da pasqua in qua, mi pare che non cerchi altro!
      «Egli... egli vuol morire! vuol tornare a Torino; e di là, me lo dice il cuore, non uscirà più...!»
      «Torino! Quanto a questo, noi faremo menare altrove il cavallo da nolo, e la giumenta di casa. Se sarà viso da pigliarsela a piedi da qui a là..., lo vedremo!»
      E così com'era, colle maniche rimboccate, uscì, fu nella stalla, tolse a cavezza le due bestie; e spigliata come un palafreniere, le condusse a Rocco, tornato un'ora prima da Santa G..., comandandogli di menarle alla cascina dei padroni, la più discosta dal borgo, di segreto quanto potesse.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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