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      Intanto Marta discese, ed egli, levandosi, le chiese se il signorino avesse roba a portare.
      «Credo che no - rispose la vecchia - perchè portando roba si farebbe scorgere...»
      Rocco arricciò il naso, quasi a una ventata di cattivo odore, ma non parlò; perchè giù delle scale venivano Giuliano e la signora, la quale proseguendo il discorso fatto di sopra, diceva:
      «Dunque siamo d'accordo: la casetta sia pur modesta quanto vorrai, ma trovala in un bel sito; e la stanza dove mi metterai a dormire, guardi il mare. Spaccerai qualcuno a dirmi quando dovrò venire a raggiungerti...: ho proprio bisogno d'un'altr'aria... d'un altro cielo...!»
      Rocco intenerito a quelle parole, andò fuori ad aspettare; e già, pensando alla casa della padrona disabitata, alle finestre, alla porta sempre chiusa, immaginava le meste risposte, che avrebbe dovuto dare a chi fosse per capitarvi.
      Giuliano usciva colla madre e con Marta; e stringendo ad esse le mani, come a persone che di certo avrebbe rivedute di là a pochi giorni; lasciava che quella desse a Rocco gli ordini per quell'andata.
      «Pigliate il sentiero lungo la gora - diceva essa - e fate come se accompagnaste mio figlio a dare un'occhiata ai poderi; quando vi sarete allontanati, trovate la via più corta, e state sempre con lui, finchè abbiate varcato il confine. Questo è un po' di danaro per voi se vi abbisognasse...
      «Mio padre era contrabbandiere: - rispose Rocco, brancicando le monete che la signora gli porgeva; - e le vie dei monti le so meglio del lupo.»
      Mentre la povera donna aggiungeva a queste, parecchie altre raccomandazioni; Giuliano stava aspettando sul balzo tagliato a filo sopra il torrente, in capo al piazzale.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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