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      Allora si ricordarono di C.... della sposa, e del ballo cui erano aspettati.
      «Ah frate! Tu mi hai fatto perdere il ballo e i quattrini; stai pure che t'ha a costar cara....! - disse tra denti uno dei due perditori: - amici, spegniamo il lume, facciamo le viste di continuar la giocata, e vorremo ridere!»
      Così dicendo, spense la candela, e rimasero come in gola a un lupo. E messisi a picchiare con garbo, a bisbigliare di semi e di figure, e delle mille scioccherie di cui si parla giocando, fecero che alfine il frate si riscosse. Alzò la testa.... udiva...., e non vedeva nessuno. Si fregò gli occhi col dorso della mano, ma venne a dir niente...: tornò a fregarseli.... buio. Sentì per la schiena un sudore ghiacciato; stette a bocca aperta un tratto, sperando che si fosse in sulla burla; poi colla voce e col cuore tremanti, osò dire:
      «Figliuoli, accendete il lume.
      «Abbia pazienza un tantino; - rispose uno dei quattro - si finisce la partita e si va via.
      «Che tu accenda il lume! - gridò allora arrangolato il padre Anacleto; e colle sue agguantò tre o quattro mani sul tavolino, stringendole come fosse stato con una morsa.
      «Gesù Maria! - sclamò quello dei quattro, che era l'autore della crudele pensata: - o vedete il padre!... che cosa ha padre, che i suoi occhi paiono di cristallo?
      «Ah! - urlò il frate dandosi due gran palmate nella fronte: - oh! disgraziato a me! correte, chiamate il cerusico, il barbiere, venga padre Anselmo, a cavarmi sangue...., l'ho tutto nel capo, me lo sento come un'otre.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





Anacleto Maria Anselmo