Pagina (334/480)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E quel diadema scintillante in cima della fronte; e quella penna candida, che innestata alle trecce insieme al velo aereo diffuso sulle spalle, le ondeggiava superbamente sul capo? Colei dunque era Bianca
      Giuliano arrossì; sentì dentro un rimescolamento, come se qualcosa vi si struggesse, qualcosa vi si ricomponesse; ma gli parve di aver più sciolto il respiro, e potè reggere a guardare quella donna a lungo.
      Il signor Fedele, che aveva visto il giovane apparire sulla soglia improvviso, mentre che egli era lungi cent'anni dal pensarvi; tremò che fosse per accadere del torbido: e date di qua di là colla mente parecchie capate, cercava modo di parare qualche gran colpo. Non trovò nulla di meglio che avvicinarsi ai musici, e accennare che suonassero con quella già incominciata l'ultima danza. Lo sposo di Bianca, sebbene fosse coll'animo in luogo sì alto, da non poter badare a tutte le cose che avvenivano; tuttavia vide il turbamento del suocero, e fattoglisi vicino a chiedergli che avesse, potè indovinare che l'apparizione del giovane forastiero gli metteva addosso la smania. Le occhiate che colui dava alla sua sposa, gli fecero corrugare la fronte, e fu lì per andargli a domandare che cosa avesse a vedere in quella signora; ma appunto allora i musici mutarono la gavotta in una monferrina rapida e clamorosa, che doveva metter fine alla festa.
      La monferrina era stimata per quei tempi una danza forastiera e di gala; ma qualunque si fosse all'ultima suonata, si soleva mutarla in una ridda, nella quale tutti venivano travolti come foglie in un vortice, anche coloro che stavano a vedere, giovani e vecchi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





Bianca Fedele Bianca