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      » Era Bianca, era l'Alemanno, con parte dell'allegra accompagnatura del giorno innanzi; che avendo desinato nella palazzina del signor Fedele, venivano adesso strascicando in quel luogo, la festa nuziale.
      Tecla vide, e intelletto d'amore le fece indovinare chi fosse quella donna felice. Osò guardarla in viso, e le parve bella, ma non più della bellezza di cui aveva inteso parlare, tra la signora Maddalena e don Marco. Ne gioiva la povera giovinetta, e in quella un frate fattosi dal portichetto del convento ad incontrare la comitiva, salutò la sposa con dimestichezza, e fu da tutti salutato reverentemente: «padre Anacleto
      Padre Anacleto! Rocco si tastò se era vivo, vedendo gaio quel frate, udito a predicare in D..., e che di certo doveva essere l'istesso, di cui aveva inteso la storia dai quattro capi scarichi la notte innanzi... Ma più fu turbato quando vide sopraggiungere di quei quattro, i due che poco prima s'erano messi ai panni della sua figliuola; e tutti inchini e rispetti a quella dama, avere da essa e dal frate strette di mano e sorrisi; come gente dabbene. A quei portamenti non potendo più reggere fu a un pelo di correre dal padre Anacleto, gridando:
      «Oh che razza di frate è ella mai, che tutti i cattivi cristiani che sono al mondo gli ha per amici?»
      Senonchè in un uomo del popolo com'egli era, gli sdegni generosi nascevano sì, ma subito si rincacciavano in cuore; e Rocco rattenendosi anche questa volta, tirò via con Tecla, accommiatandosi dal cognato, dolente di vedersela tolta in quella dispettosa maniera.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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