Pagina (373/480)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Gli pareva d'aver vissuto sino a quel punto da ottuagenario, e di essersi rinvigorito ad un tratto: e tirava innanzi, tastando il polso ai repubblicani ammalati, e passando mattana coi sani; finchè si cominciò ad avvertire quel moto d'uomini e di cose, quello sfogo di struggere, quella smania di nulla lasciare addietro, che precede le mosse d'un esercito, vicino a volersene andare. Allora gli entrò un'angoscia nuova, quella di vedere forse sua madre capitare a mezza via, nell'accozzarsi dei Francesi cogli Alemanni; dove mai la sventura che pareva essersi allogata in casa sua, l'avesse fatta movere appunto in quei momenti. La coscienza sorse ad accusarlo, l'amore a spingerlo, l'onore a rattenerlo; ed egli non sapeva più dove dar del capo, per avere un consiglio in quelle sue tribolazioni.
      Un di quei giorni, andando solo a gironi per gli accampamenti, da una voce non nuova, ma che pareva d'uomo, non certo d'azzeccarla, udì chiamare: «Signor Giuliano!» Egli si volse, e si vide guardato da un acquavitaio, che là vicino, colle maniche rimboccate fin sopra il gomito, cinto i fianchi di un grembiale di tela azzurrognola, mesceva a destra e a manca la sua zozza ai soldati, che gli affollavano il negozio.
      «Mattia! - sclamò Giuliano rallegrandosi come avesse veduto uno del proprio sangue: e facendosi oltre verso il banco dell'acquavitaio, il quale si ripuliva le mani nel lembo del grembiale, per stringere la destra che gli veniva sporta, soggiunse: «Come qui?
      «Eh! - rispondeva l'altro - il mondo gira a tondo, e di qua e di là, una volta ci si ritrova!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





Francesi Alemanni Giuliano Giuliano