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      - E preso la mano del giovane con quella sua, nocchiosa come una mazza da portare in battaglia, rinnovò con lui le accoglienze due o tre volte.
      I monti stanno, gli uomini vanno; e costui era proprio Mattia, grasso, fresco che a petto di quello d'alcuni mesi addietro, pareva un sole di maggio. Egli in quella notte terribile, della primavera antecedente, aveva dato del ceffo nella fossa, e in mano degli Alemanni e in mano dei Francesi; ma questi ultimi, o fosse compassione, o l'avessero stimato tutt'altro che spia; passati i primi furori se l'erano tenuto caro, forse per giovarsi quando che fosse della pratica che egli aveva di là dai gioghi, nelle loro imprese future. Pur non perdendolo d'occhio mai, l'avevano lasciato sciolto pei campi; ed egli da uomo che sapeva navigare a tutti i venti, aveva fiutato quello della buona fortuna. E trovato che soffiava dalla parte dei Francesi, non si sarebbe più allontanato da loro, manco a esserne cacciato a nerbate. «Servi e non badare a chi», aveva detto fra sè: e con quel po' di doppie scroccate al suo paesano, nella notte che per poco non gli era costata la vita; accozzato quel suo negozietto, all'ora in cui Giuliano s'intoppò in lui, era con un avviamento da farsi ricco. Egli non diede tempo al giovane d'insospettire, ma gli narrò alla lesta i casi che l'avevano condotto a quella vita, e gli mostrò un gruzzolo di luigi d'oro guadagnati con sudore e giustamente. Parlò d'un suo disegno di comperarsi con quelli un poderetto, non volendo più battersi il petto a quel mestiere di campanaro e di seppellitore: e qui per non so quali accoppiamenti d'idee, rammentandosi del pievano, chiese sorridendo:


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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