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      «Dunque portate notizie di Giuliano? - sclamò Marta rimasta lì sulle brage: - O Santa Vergine! e perchè non lo avete detto subito? Levatemi di quest'agonia; dove l'avete visto?»
      Qui Mattia cominciava a sballarne di grosse; e chi sa quante lune nel pozzo avrebbe fatto vedere a Marta; ma buon per questa che Tecla, scendendo la scala da non toccarne i gradini per la gran fretta, chiamava lui dalla signora. E vi salirono tutti e tre, Marta raccomandando pianamente a Mattia di parlar basso, per non dare molestia alla povera donna, la quale di nulla si sentiva far male.
      La signora Maddalena non discendeva più dalla scala da parecchi giorni; perchè non era più il caso a salirla, senza pigliarne un affanno, da durare oppressa delle ore. E però usava stare nella sua camera, dove poteva coricarsi in certi languimenti che la coglievano di quando in quando; e nelle ore men tribolate sedeva sul divano, di contro al ritratto del marito, di cui parlava con Tecla a lungo ogni giorno, narrando la dolce vita avuta con esso.
      A vedersi dinanzi Mattia seppellitore di morti, e creduto morto egli stesso da lunga pezza; la povera donna sebbene non fosse ubbiosa, provò un senso, come se la morte glielo mandasse, chiedendo per esso se fosse pronta. Tuttavia fece segno di volerglisi fare incontro, ma rimase seduta, perchè alle forze non le riuscì.
      «Mettetevi a sedere: - gli disse dolcemente - non vi chiedo nulla di voi, che dovete essere abbastanza felice di rivedere i vostri...; ma il mio Giuliano? che dice? che vita mena.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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