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      E dato un tuffo colla mente per cercare qualcosa da rispondere, si trovò a dire la verità, rispondendo:
      «Oh, eccellenza! lo dica il signor pievano, se io era una spia; mandi a chiedere alla signora Maddalena, se non le ho portate notizie del suo Giuliano, se non sono stato fino a ieri prigioniero dei Francesi!
      «Birbante! - urlò il pievano, a cui quelle parole fecero cigolare gli orecchi, come per un tizzo ardente messovi dentro; - scommetto che voi siete di balla con quel giacobino, vergogna della mia pieve...! Guai a lui, e guai a voi, Mattia! se mai avreste fatto meglio a non venirmi tra piedi...»
      E così dicendo era lì per dire all'Alemanno, che quel Giuliano di cui si parlava era stato tanto audace da innamorarsi di quell'angelica Bianca; ma vedendo il modo con cui egli la guardava, abbuiato nel viso, non ebbe cuore di farlo. La povera donna, al nome della signora Maddalena e poi a quello di Giuliano, s'era fatta pallida come una morta; e cogli occhi bassi, tremando come colomba che sente il nembo addensarsi, stava così che, vorrei dire, le pareva d'essere un libro aperto in cui il marito leggesse, vicino a trovarvi la parola, che l'avrebbe fatto rompere in una sfuriata improvvisa e tremenda. Ricordava egli colla mente i mesi passati; le lunghe riluttanze di Bianca a concedergli la sua mano; e all'idea che si formava di quel Giuliano a lui sconosciuto, s'univa la memoria di quel giovane capitato a C... in sul finire delle danze la sera delle sue nozze; e il senso fatto allora da colui su Bianca, gli pareva ora una stessa cosa col turbamento da essa provato a udire quel nome.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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