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      «Dove abita quella signora Maddalena?
      «Laggiù - rispose Bianca timidamente, additando la casa vicino alla quale egli l'aveva una volta menata.
      «E voi - diss'egli sfolgorando collo sguardo di sotto le ciglia agrottate: - voi in questo borgo non ci eravate venuta mai, nevvero?
      «Mai! - sclamò Bianca imprimendo questa volta la voce, di tutta l'offesa sentita dall'anima sua.
      «Ritiriamoci, - mormorò il marito; - stassera dovrò montare a cavallo, e star fuori forse tutta la notte.
      «Ma che volete farmi morire? - disse la donna angosciosa.
      «E che - rispose egli severo - non ho io una spada cui debbo qualche parte di me? È una gran lama che io stimai di buona tempera la prima volta che la vidi in Vienna dal mio spadaio; e quando l'ebbi in mano provai che non m'era ingannato all'aspetto. Ma io vi parlo d'armi e di tempere e vi faccio ridere...»
      Bianca capì, ma non disse nulla: e lasciandosi condurre silenziosa, si ritirò con lui nella casa dove alloggiavano. Il vecchio servitore, che dal giorno in cui l'Alemanno s'era allogato nella palazzina del signor Fedele, s'era tenuto in disparte; per non mettere di suo manco un pensiero, in quel matrimonio; vedendoli entrare annuvolati a quel modo, si ritirò nella stalla, dove, quasi parlando ai cavalli brontolò: «siamo finalmente a' guai!»
      Intanto Mattia, rimasto nel presbiterio a sbrigarsela col pievano, detto e ridetto dei Francesi e di Giuliano da averne secca la gola; finì promettendo che non si sarebbe(16) più scostato dal presbiterio, e se ne andò diffilato verso la sua catapecchia.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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