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      «Oh il mio Mattia! - sclamò la donna a quella vista - come vi piace più la polenta? con su un po' di cacio un po' di pepe, d'agliata, dite?
      «Polli! hanno a essere bestiaccia! - gridò egli, e fatta la pace mangiò come piacque alla donna, stupita di non aver avuto in faccia, un paio almeno degli antichi ceffoni.
      Quella sera l'avemaria suonò all'istess'ora(17) dell'altre volte: ma sebbene non fosse vigilia di qualche gran festa, le campane suonarono un doppio così bello, che sin dove giunse la loro voce, si capì che niuna mano, se non quella di Mattia, poteva concertarlo. Il campanaro mandava in quella guisa la novella del suo ritorno pel contado. E chi sa in quante case della campagna dove si era parlato di lui colla pietà dovuta ai morti; si pensò, dicendo l'ave, alle preghiere sciupate per l'anima sua!
      Chi dimandasse qual fu il rimprovero o il castigo inflitto da don Apollinare a Mattia, per quel disordine; mostrerebbe d'aver dimenticato, che il prete solo a udire parlar di Francesi, perdeva l'appetito, l'amore alla carica, la forza di farsi temere. Avessero appiccato fuoco al presbiterio, sarebbe stato grato all'incendiario, che gli avrebbe così porto il pretesto a cercare un asilo lungi da quei monti, dove ogni tratto si era lì col coltello dei repubblicani alla gola. Ma quanto al doppio delle campane, neppure lo intese. Placidia glie ne volle parlare, ed egli le fece tremare il cuore in corpo con un boato, come a dire «silenzio!» La poveretta tacque e si ritirò nella sua camera, dove spese mezz'ora a chiedere perdono a Dio pel sagrestano, pel fratello, per sè, di quello scampanìo, che a suo sentire doveva aver fatto su in cielo cattivo senso.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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