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      Pensava a queste cose, e già le pareva di patirle tutte; quando udito il passo dell'Alemanno, che veniva a lei, e la voce del cognato che chiamava Margherita, provò non seppe neanch'essa qual contentezza. Questa volta si sentiva il caso di dirgli tutto l'animo suo; egli capitava proprio in buon punto! Se non si risolveva a tenere la promessa, lasciando che Bianca tornasse a vivere vicina a lei; se non la rimenava a C..., se non veniva a starvi anch'egli per sempre, poveretto lui!
      Egli le si fermò dinanzi, e alla poca luce che la coglieva traverso le foglie della cupoletta, vedendola starsi col viso sporto, come per chiedergli che volesse, cominciò a dire rispettoso:
      «Signora zia..., se qui niuno ci può ascoltare, io vorrei dirle una cosa....
      «Parli, - rispose subito commossa damigella Maria, esperta a conoscere ogni più secreto moto dell'animo altrui, solo a udirne la parola: - niuno qui può ascoltarla, parli, comandi....» E così dicendo, cercava colla sua la mano di lui.
      Tanta cortesia della cieca, riusciva nuova e dolcissima all'Alemanno; perchè dal giorno in cui essa s'era chiarita, che egli ospite ed infermo nella palazzina, coll'aiuto del padre Anacleto, aveva vinto l'animo di Bianca, e stabilito il parentado; più che parole aspre non s'era inteso mai dire. Ora forse la donna mite, indovinava nell'accento di lui, più assai dolore che ei non volesse mostrare: e in cambio di sorgere superba e rimprocciosa, vedendo avverati i suoi tristi presagi; s'addolcì tutta e provò per lo sposo di Bianca, misto a compassione, il primo senso d'affetto.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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