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      A che ne siamo via, dite?...
      «Ne siamo a questo - proseguì damigella Maria - che quella povera sventurata della vostra figliuola, se l'aveste lasciata sposare chi voleva essa, non finirebbe come finirà....
      «Tisica; ammazzata o peggio! - urlò il signor Fedele; - capisco! Vi sarà a D..., quel suo giacobino sciagurato, cui Dio mandi tutti i malanni! Ebbene..., se essa avesse osato disonorarmi....
      «Cognato! - interruppe la cieca, troncandogli la parola colla maestà dell'atto; e poi dolcemente disse alla nipote: - Margherita, vattene in camera....»
      La giovinetta obbedì lagrimosa, e i due stettero zitti finchè i passi di lei furono uditi lontani. Allora damigella Maria ripigliò severa:
      «Cognato, io non avrei creduto mai che voi foste tal padre da pensare brutte cose del sangue vostro!
      «Io? - rispose il signor Fedele, inarcando le ciglia quasi maravigliato, e tenendosi l'indice della destra appuntato al petto, proprio come avrebbe fatto dinanzi al giudice dei fatti suoi, che avesse potuto leggergli in faccia.
      «Voi, sì! e se io non v'interrompeva, non avreste avuto rispetto, neanco per quella innocente, che era qui ad udirvi...
      «O voi - disse egli risolvendo l'atteggiamento in cui era rimasto, in una crollata di spalle stizzosa, - voi dunque che sospetti mi siete venuta a ficcare in capo...?
      «Io dissi onestamente; e giusto! - sclamò la cieca; e narrò in breve il colloquio avuto coll'Alemanno, nulla aggiungendo, nulla tacendo. Il signor Fedele ascoltava, rischiarandosi in faccia man mano ch'essa diceva.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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