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      Come gli parve che avesse finito, proruppe:
      «Donne! E voi volevate perdere il conoscimento per simili freddure? Via, datevi pace, cognata; andate a dormire quieta, che domattina di buon'ora io me ne andrò a D...»
      E presa la lucerna, se n'andò a chiudere l'uscio da via, piantando (stava per dire al buio) la povera cieca; la quale avrebbe data la vita per poter essere a D..., per potervi andare anche camminando sopra le spine. Ma debole, infermiccia, con quella sua disgrazia degli occhi, che avrebbe fatto giù per quelle strade, di notte, se anco si fosse preso in compagnia qualcuno del vicinato? Si ritirò nella camera dove soleva dormire con Margherita, pensando che quella sarebbe stata una notte pur lunga.
      L'Alemanno frattanto cavalcava di buon passo, già vicino a D... e per dire il vero aveva molto combattuto seco stesso per tenersi dal passare al convento, chiamare il padre Anacleto, e giù, senza tanti discorsi, pagargli con una sciabolata sul cranio, il servigio fatto a lui ed a Bianca. Ma quella sua smania s'era risolta in un pensare doloroso alla scoperta del primo amore di Bianca; scoperta che per lui nasceva come una nube levatasi in un bel giorno di primavera, ad offuscare il sole, quando si ha tanto desiderio di calore e di luce. E rifacendo colla memoria la vita dei mesi passati, rivide sè stesso, quale doveva essere stato da principio, allora quando preso d'amore e non essendogli dato d'avere uno sguardo dalla donna amata; s'era sentito venire addosso tanta malinconia, da non essere più quello d'una volta agli occhi dei commilitoni maravigliati.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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