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      Perchè dopo le novelle recate da Mattia, la signora si era sentita entrare una smania, che le pareva di non poter più vivere senza andar a raggiungere il suo figliuolo. La partenza era stata fissata per l'alba; ed intanto che Marta preparava un po' di roba da portar via, Tecla la aiutava, sentendosi crescere lo sgomento di rimanere sola.
      Così le poche ore che mancavano all'alba, passavano volando per la giovinetta, e facendosi secoli per la signora già pronta; la quale guardando Marta affaccendata e rinfronzita, aspettava e sorrideva.
      La vecchia vestiva certa sua vesta d'indiana scura, tempestata di fiorellini rossi e minuti, ornata alle ascelle di rigonfi, ai quali si innestavano molti svolazzetti somiglianti ad ale di pipistrelli. Le maniche della veste erano così strette, che le braccia sebbene aduste vi capivano a fatica; un grembiale ampio, d'altra indiana meno scura, le cingeva i fianchi fin sulle reni; e due fazzoletti stampati di frutta e di fiori a colori, assai vivi, le coprivano l'uno il capo, l'altro le spalle, facendo una strana cornice alla sua faccia, massime alla fronte, sulla quale si vedeva un pensiero, piccino ma sempre desto, ma sempre in moto come uno sgricciolo, dare il guizzo tra le grinze che facevano mazzo lì verso le ciglia, in cima a quel suo nasetto, curvo come un rostro, e di espressione diversa da quella sì dolce de' suoi occhi,
      Alfine il calesse arrivò sul piazzale. La signora udendolo si levò in piedi; e voltasi a Tecla le disse: «Mi sento così forte che proprio sarebbe peccato se io non andassi:.. Tu Tecla sta da buona figliuola.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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