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      Egli si spazientiva, e chiamò il suocero, vergognando d'essere veduto in quell'imbarazzo dai commilitoni, che cominciavano a passare frettolosi e affaccendati, e si raccoglievano intorno a una casa, sulla quale sventolava un'ampia bandiera imperiale.
      «E adesso che c'è? - sclamò il signor Fedele, correndo verso il genero.
      «I Francesi hanno assalito i nostri sui monti del Finale....
      «O Dio! - soggiunse il signor Fedele - e farò a tempo a correre insino a C...?
      «Purchè si spicci...» disse l'Alemanno scioltosi alfine da Bianca; la quale s'avvinghiò al padre, per non cadere di sfascio: e «deh! gridava dietro lui, non andare, non andare!» ma il marito disparve.
      Allora essa si volse a pregare il signor Fedele, ed egli invece facendo ogni sforzo per levarsela dai panni, rispondeva:
      «O tua sorella, tua zia, ti pare che le possa lasciar sole...? Non sai chi viene coi Francesi? quel giacobino rabbioso che tu stimavi un santo...! E ci vuole tutti morti, ci scannerà tutti...! m'hanno avvisato...»
      Bianca udendo rammentare Giuliano, rimase spossata. Ond'egli riuscito a sciogliersi dalle braccia di lei, corse al muletto, vi fu sopra aiutato alla meglio dai soldati che arnesavano in fretta pei loro ufficiali; e giù pel colle senza badare a pericoli, fu al piano appunto in quella che il calesse della signora Maddalena tornava nel borgo. Non si fermò coi curiosi, ma lavorando di garetto contro i fianchi della povera bestia, prese la via di C... così di buon passo, che se al generale Alemanno fosse bisognato spacciare un messo a quella volta, in gran diligenza; niuno l'avrebbe potuto servire meglio di lui.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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