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      Su d'una collina, alla quale alcune case leggiadre davano aspetto pių domestico; i Francesi avevano fatto sosta in gran numero, e ponevano il campo. Una di quelle casette, ornata la porta e le finestre d'un bugnato di pietra verdastra, e cinta di mortelle che facevano siepe alla spianata; era la villa di don Marco. Il poderetto che le si stendeva a pič gių pel colle, formava il patrimonio ecclesiastico del povero prete; il quale lo coltivava a sue mani, coll'aiuto di qualche giovane dei dintorni, chiamato a far giornata. Egli soleva ritirarsi in quella casetta alla stagione dell'uve; ma quest'anno vi si era confinato giā da due mesi, proprio quel giorno, in cui era tornato da D.... dopo aver data alla signora Maddalena la trista nuova del mutamento di Bianca. Quei mesi erano passati; della signora e di Giuliano, non aveva pių risaputo nulla; del matrimonio di Bianca gliene avevano parlato i villici, ma egli non ci badō; e siccome quell'anno i vicini non erano venuti a villeggiare lassų, perchč coi tempi che correvano si stava pių sicuri nel borgo, pareva al buon vecchio d'essere in una solitudine, proprio come l'aveva sempre desiderata.
      Quel giorno della venuta dei Francesi, egli se ne stava, sul vespro, leggendo nel breviario, e pascendo il cuore nella mestizia dei salmi, coll'animo pių nell'altro mondo che in questo.... A un tratto udė un vocėo intorno alla casa, e affaciatosi vide sulla spianata una mano di soldati, nuovi all'assise, all'armi, al portamento leggiadro e guerriero.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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