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      «Chi siete? - chiese don Marco un po' turbato.
      «Viva la repubblica! viva la Francia! - urlarono quei soldati agitando le armi, e levando in alto i loro cappelli a due punte.
      «Viva l'umanità! - rispose don Marco, alzando le mani e gli occhi al cielo; e i soldati a coro - «viva l'umanità!»
      Allora il prete discese, portando le chiavi di certo ripostiglio dove teneva in serbo un po' di vino. Ed ebbe da fare un bel che, cogli abbracciamenti, colle strette, coi baci di quei soldati; i quali, sebbene l'avessero riconosciuto ai panni per un prete, l'acclamavano di gran cuore, e qualcuno forse per canzonatura. Frattanto i più ghiotti invasero la casetta; tra quattro o cinque tirarono fuori un caratello dal ripostiglio, e postolo sulla tavola di pietra in mezzo alla spianata, vi furono attorno avidi, come uno sciame d'api ad un alveare.
      Don Marco guardava sorridendo, quando fu visto aprirsi un varco fra i mirti della siepe, un giovane che gli si strinse al collo dicendo: «Buon dì, maestro, mi dia nuove di mia madre!
      «Tu? - sclamò don Marco rivenendo dalla sorpresa, e ravvisando a fatica Giuliano che s'era lasciata crescere la barba, e si aveva tagliata la coda; - Tu? Meno male che non entri nel tuo paese coll'armi alla mano! Ma donde vieni.... dove sei stato sino ad ora, che cosa sei?
      «Servo da chirurgo la repubblica francese. Mi dica per carità, di mia madre sa nulla?
      «Nulla, ma ne sapremo, e come ci stai con costoro? e quelli là chi sono?»
      «Sono uffiziali che accompagnano un generale.....
      «Andiamo da loro.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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