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      Le donne, i vecchi, i fanciulli, se ve ne saranno, guai a chi torce loro un capello!»
      Un cavaliere partì come un razzo, a far l'ambasciata.
      Quel fiero comando, quel pronto obbedire, posero don Marco in gran turbamento.
      «Faranno davvero? - chiese egli a Giuliano spasimando la risposta.....
      - Sicuro! - rispose Giuliano - ma non dubiti, correrò io al convento......
      «Bravo! - proruppe don Marco - io t'accompagnerò.....
      «Che! bisogna andar cauti, chè costoro non sono gente da pigliar a gabbo. Piuttosto ella se ne vada giù nel borgo, persuada gli anziani a mostrarsi amici ai Francesi. Fra poco arriverà il grosso dell'esercito che lasciammo a due miglia di qui.....: vada, ma cauto, le ripeto; al convento ci penso io.»
      Mentre essi parlavano, la cavalcata s'era tolta dal poggio; i colli si coprivano di fuochi; e i repubblicani cominciavano a cantare la Marsigliese, salutando la sera e la vigilia d'una battaglia odorata nell'aria.
      Don Marco pareva ringiovanito, e separandosi da Giuliano, si fece promettere che si sarebbero riveduti nel borgo. Il giovane partì; pigliando cautamente la via dei boschi, e ora giù per una ripa, ora su per una costa, giunse vicino al convento, certo d'avere fatto assai presto. Ma udendo, nell'arrivare, a un trar di schioppo, un rumore di lamenti, di guai, di voci irate e minacciose, s'arrestò ad ascoltare. Che vi fossero gli Alemanni? Tutt'altro! Lo colse un brivido, gli rimorse d'essere venuto per un giro troppo lungo, si slanciò innanzi risoluto, seguisse quel che poteva seguire.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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