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      Infilando i pergolati, s'udì spianare in faccia uno schioppo, e una scolta francese gridargli chi fosse.
      «Viva la repubblica! - rispose Giuliano cogliendo a fatica fiato bastante, e passò. Giunto in cima di corsa, per la porta allato alla chiesa entrò nell'orto, donde il rumor delle voci veniva più alto; scantonò dietro il coro, e là come un baleno che gli desse negli occhi, vide tre uomini legati in fascio da una grossa fune, un drappello di soldati spianar gli schioppi, una vampa, una nube, e col tuonar di quell'armi udì un grido alto: «oh signor Giuliano!» Dall'orlo d'un calcinaio dov'erano stati posti, i tre caddero sugli avanzi della calce spenta, e la tinsero di sangue: il lume delle torce prese in sagrestia e portate da' soldati, rischiarava in funebre guisa quei corpi, le mura del refettorio, della chiesa, del campanile che dal mezzo in su torreggiava nel bujo; e sulla cima, allo scoppio delle moschettate, un gufo s'era taciuto, senza osare, povera bestia, pigliare il volo.
      Giuliano si arrestò, si asciugò la fronte, e gli parve di sentirsela fra uno strettoio. Di chi era quel grido che più doloroso non lo avrebbe potuto gettare un'anima, voltasi addietro dalla soglia dell'inferno, a chiedergli aiuto? Passò dinanzi ai soldati che ricaricavano l'armi severi, balzò nella fossa, e guardò i morti. Un d'essi era Mattia.
      «Che fate? - gridò l'ufficiale francese, correndo verso il calcinaio colla spada sguainata. - Ah! chirurgo, siete voi? Vi paiono morti per bene?
      «Sì..... - ma.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





Giuliano Giuliano Mattia