Pagina (454/480)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Che fai? E perchè non mi lasci andare?»
      Vinta dall'affanno, la povera donna cadde col capo rovesciato sul guanciale, in atto di così stanco abbandono, che allora Giuliano capì a quale estremo si trovasse. Si chinò sopra di lei per dirle qualcosa; ma la parola gli si annodò nella strozza: alzò le mani come per chiedere aiuto a qualcuno di lassù; e toltosi dal letto andò di qua di là per la camera, coll'animo d'uomo offeso da' suoi simili, dalla natura, da Dio. Lo assalì, misero, la smania di rivolgersi contro sè stesso; e si rampognò di non essersi dato in mano agli Alemanni, un momento prima, che l'avrebbero fucilato sulla soglia di casa sua. Ma lo addolcì la vista di Tecla; la quale fattasi a reggere il capo della signora, gli parve una cosa celeste. Allora egli tornò al letto, e parendogli che sua madre, passato quello smarrimento, mormorasse qualche parola: «o madre - diceva - madre, mi guardi: e perchè non mi ha mandato a dire il suo stato? Che cosa dice, mamma; mi parli, mi dica.
      «Vorrei - bisbigliò essa che appena potè udirsi - vorrei.... dormire un sonno.... dolce....; ma tu veglia, e se mai....
      «Che cosa? - chiese egli con ansietà grande, vedendo che essa si peritava, a dire; ma non gli riuscì di raccogliere altra parola.
      Allora Marta fattasi animo, gli si accostò, e asciugandosi gli occhi col dosso della mano, gli disse:
      «Giuliano, essa vuol forse pensare alle cose della chiesa.»
      Il giovane, scosso alle parole della vecchia, le sbarrò gli occhi in viso; ondeggiò un istante; poi si avvicinò all'orecchio della madre e sommessamente le disse(29) «mamma, mi dica, forse.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





Giuliano Dio Alemanni Tecla Marta