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      ... tastò.... non v'era più nulla. «Oh Dio! - esclamò essa - eppure soldati qui non ce ne sono venuti! Oh il Signore non vuole che io commetta sacrilegio?» Spalancò gli occhi, un sudore freddo le lavò la faccia, e avendo pronunziate ad alta voce le ultime parole, udì rispondere dalle volte della chiesa: «sacrilegio.» Allora la sua mente fu per ismarrirsi; non vide più che fuoco: il ciborio, l'altare, il Cristo, tutto fuoco, anche l'amitto da cui le parve di sentirsi scottare; lo gettò, guardandosi attorno; e via, colla stola e col libro delle preghiere, fuggì per la chiesa, paurosa del rimbombo che i suoi passi facevano sulle sepolture... Non le parendo vero di toccar viva la porta, agguantò la grossa chiave; il terrore le diede forza di girarla nella serratura, e aperto un battente, si lanciò fuori come un fantasma.
      Bianca che era là sotto il portico, si levò ginocchioni a quella vista, e giungendo le mani: «o Madonna - disse - vi ho tanto pregata!»
      «O signora Bianca! - gridò donna Placidia, riconoscendo la giovane alla voce; - taccia per carità, che io non sono la Madonna! Sono io, e ho già troppo peccato.... m'aspetti qui un tantino, vado dalla signora Maddalena.
      «Lasci venire anche me.... che io possa morire sulla sua porta...! - pregò Bianca, tendendo le mani dietro a donna Placidia, passata oltre: e levatasi, la seguì come una pazzarella, giù per la stessa china fatta da Giuliano.
      Pareva che le due donne s'affrettassero per raggiungere il giovane; ma egli rientrava in quel punto nella camera della morente.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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