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      «Giuliano, - diceva don Marco vedendolo tornare: - tua madre ha qualche cosa da dirti.
      «Dica, dica, mamma! - esclamò Giuliano; e correndo vicino al guanciale, si chinò quasi a toccar colla sua, la testa della povera donna.
      «Oh, figlio mio, - diceva essa stentando; - non lasciarmi morire, senza avermi detto che cosa sarà della povera Tecla. Tu glie lo darai un poderetto dei nostri? Tu ne piglierai cura come fosse tua sorella?
      «Sorella, figlia, donna; Tecla sarà per me quello che lei, madre, vorrà!
      «Donna....? Tu la piglieresti per donna? Oh! ne sentirei la gioia fin nel sepolcro!»
      Giuliano corse all'uscio, chiamò Marta e Tecla, e tornò a inginocchiarsi al guanciale della madre. Le due donne, che stavano nella stanza là presso, vennero e s'inginocchiarono anch'esse a piè del letto. Tra la signora Maddalena e il suo figliuolo, correvano occhiate lunghe; e in quel silenzio pareva che la madre facesse ancora al figlio qualche secreta raccomandazione. Alfine essa accennando alla fanciulla d'avvicinarsi, dalla banda del letto di contro a Giuliano, pigliò la destra di lei e le disse:
      «Tecla, se un giorno sposerai un uomo di cui tu sei degna, ricordati delle cose che io diceva.... e pensa che io sarò sempre con te.... sempre. Giuliano ti benedico.... Marta amate, servite questa fanciulla: noi due saremo le prime a rivederci in cielo. Ma e il pievano non viene?
      «Si dia pace! - entrò a rispondere, umile e quasi vergognosa donna Placidia, che arrivata in quel punto, era venuta da sè nella camera, colla confidenza che usano i preti in casa ai moribondi.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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