Pagina (461/480)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      «O donna Placidia..., - disse la morente - guardi mio figlio come si affligge...! Giuliano, non vedi i nostri amici che vengono a trovarci?... E a momenti, sarà qui anche il pievano, nevvero?
      «Signora Maddalena, - disse don Marco, che in quel mezzo aveva saputo da donna Placidia la fuga del pievano: - pensi ai mille morti che giacciono per i campi in faccia a questa casa: nessun prete gli ha visti, eppure essi sono già tutti nel seno di Dio!
      «Oh sì! sì! li veggo! - mormorò la signora, cui l'immagine di tanti morti fece uscire di conoscimento: - quante palme, quante corone! Li veggo salire, salire, fin sopra le stelle; o benedetti, attendetemi; siete morti per ricondurmi mio figlio! Tecla, Giuliano.... li seguo.... li seguo! Oh...! che dolce morire!»
      Cessò la voce, sorrise, rimase cogli occhi fissi; e ai bagliori di essi, don Marco indovinava gli spazi infiniti, in cui si sprofondavano quegli ultimi sguardi.
      Allora donna Placidia pose la stola sul petto della moribonda, e porse il libro delle preghiere a don Marco, il quale dolcemente le accennò di star zitta.
      La signora era entrata nell'agonia. Essa che aveva pensato sempre, con mesta dolcezza, al giorno in cui, udendo i rintocchi della sua agonia, tutta la gente del borgo, si sarebbe inginocchiata a pregare per lei; e in quel pensiero aveva goduto di non avere mai fatto male a nessuno: essa doveva partirsi dal mondo, mentre il villaggio era deserto! Ebbe pochi istanti d'affanno, pochi sospiri: disse ancora alcune parole rotte; poi le sue mani s'allentarono del tutto; la sua persona fece un moto, come per adagiarsi meglio; e finì quasi addormentandosi in un sonno tranquillo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





Placidia Maddalena Marco Placidia Dio Giuliano Marco Placidia Marco Giuliano Tecla