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      Ma in verità, da quel posto, miravano la campagna e i colli, su cui avevano combattuto il giorno prima; maravigliati del come gli Alemanni avessero abbandonate le inespugnabili strette del borgo, e facendo i conti al sangue, che sarebbero loro costate per conquistarle.
      Don Marco si accostò senza tema a quei cavalieri; e da uno di essi si fece dire qual fosse il capo.
      «Siete il curato di questo borgo? - chiese questi con brusca maniera, vedendosi il prete dinanzi colle due donne.
      «Io no - rispose don Marco - sono un prete di C... e venni ieri con quel giovane medico che serve i vostri feriti.
      «Oh! appunto... egli è di questo borgo, - soggiunse il generale fatto umanissimo: - e la sua casa qual'è?
      «Quella là: - rispose don Marco additandola - ma la madre del povero giovane, è morta che sarà mezz'ora.
      «Capitano, - disse il generale, volgendosi ad uno dei cavalieri, che aveva di dietro: - pigliate quella compagnia là che viene, e ponetela a far la guardia alla casa di quel valentuomo.» Il cavaliero si spiccò al galoppo, a eseguire l'ordine del generale, il quale non dando tempo a don Marco di ringraziare, proseguì: «signor curato, quella casa sarà sacra per noi: e codeste donne sono forse parenti del vostro amico?
      «No - rispose don Marco - questa è la sposa d'un uffiziale di cavalleria Alemanno, che deve essere morto ieri.»
      I Francesi si scopersero tutti il capo, guardando or Bianca pietosamente; ora uno dei loro compagni, che a quella novità si fece mestissimo. Egli era quel desso che aveva ucciso il barone.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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