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      E «padre, - gli disse dolcemente; - io vengo da D.... dove ho due morti da seppellire, il barone e la madre di quel Giuliano che ella conobbe; e torno laggiù. Mi pare che questa storia di guai non sia per finire così presto.... e se mai, le raccomando questo nostro amico. Prenda cura di questa famiglia.... lei ed io siamo oggi al nostro posto. Badiamo a non stancarci....»
      Il frate chinò il capo, promettendo coi cenni di non allontanarsi da quella casa; e don Marco passò nella stanza dove erano le donne, colla sorella del pievano di D.... fattasi domestica con loro, in quel momento d'afflizione, quanto non la sarebbe divenuta in un anno. S'ingegnava di confortarle con una meravigliosa trovata, che le pareva d'aver fatto; dicendo che forse il barone era in quell'ora coi suoi commilitoni sano e salvo, e soltanto addolorato d'aver la sposa addietro, in man dei Francesi.
      «No.... no.... non c'inganniamo, - disse don Marco, entrando appunto mentre donna Placidia diceva queste cose; - non ci inganniamo col rifiutare i dolori.... essi vengono un dopo l'altro, e non dobbiamo essere crudeli a noi stessi, cercando di allontanare un calice, che bevuto a poco a poco sarà più amaro. Maria, Margherita, coraggio..., alzate i cuori.... Bianca, tu sei vedova da ieri, e forse fra qualche ora sarai orfana anche del padre....»
      Un urlo come di naufraghi che si veggano le acque alla gola, e sentano sotto le piante mancar la barca che affonda; potrebbe somigliarsi a quello che alle parole del prete, si levò in quella stanza.


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Le rive della Bormida nel 1794
di Giuseppe Cesare Abba
1875 pagine 480

   





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