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      Ed ecco che dopo trecento anni giusti, la Francia era venuta a strappar la Lombardia dalle mani dell'Austria, erede in qualche guisa degli Spagnuoli. E giusta era venuta con alla testa un imperatore di sangue italiano; come era stato un italiano Emanuele Filiberto, colui che trecent'anni avanti aveva finita la gara antica tra Spagnuoli e Francesi, vincendo per la Spagna a San Quintino. Non era quasi da dire che gli italiani d'allora si fossero pigliata la sola vendetta possibile contro i Francesi? Questi per primi li avevano disturbati mentre lavoravano a resuscitare il sapere antico per sé, e per l'Europa; ed essi, all'ultimo, avevano dato il genio di un loro guerriero per farla finita a beneficio del loro nemico, dovesse pure essere poi peggiore di essi. Adesso quell'Italiano che imperava in Francia ed era venuto con centocinquantamila soldati pareva un riparatore. Anche l'Europa intera non sembrava fare ammenda di qualche suo vecchio torto? Se essa gridava ma lasciava che in Italia gl'italiani facessero ciò che loro sembrava meglio, non poteva dire che si contenesse a quel modo per un tacito consenso di giustizia verso il popolo che trecent'anni indietro le aveva dato i frutti del proprio studio, l'arte sua, e per essa aveva scoperto la terra e aperte le vie a studiar il cielo, con Colombo e con Galileo?
     
     *

      I giovani dai venti ai venticinque anni quasi tutti sentivano in sé, vivi e presenti i fratelli Bandiera con la loro storia, intesa nella prima adolescenza, tra le pareti domestiche, dai padri e dalle madri angosciate.


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Storia dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 190

   





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