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      Ma Garibaldi che sapeva ricevere come un re, nello stesso tempo sapeva parere quasi inferiore a chi gli si presentava, onde quel fascino e quel suo dominio sui cuori, da cui subito quei siciliani si sentirono presi. E uscivano da quel ricevimento, magnificando.
      A Salemi
      A levata di sole, il giorno appresso che era domenica, la colonna si mise in cammino. Andava alla testa la 1° Compagnia con Bixio, il quale aveva l'ordine d'avanzarsi fino a Salemi, grosso borgo che fu presto veduto apparire lontano in cima a un monte. Bella vista a guardarlo, ma poveri petti! La salita lassù fu faticosissima e lunga; però, quando le compagnie vi giunsero, provarono un forte compiacimento. Tutta la gente aspettava gridando: "Garibaldi! Garibaldi!" storpiandone il nome con alterazioni strane; ma insomma era un vero delirio. E le campane squillavano a festa; e una banda suonava delle arie eroiche. Via via che le compagnie giungevano nella piazza, si trovavano avvolte da uomini, da donne, persin da preti; e tutti abbracciavano, molti baciavano, molti porgevano boccali di vino e cedri meravigliosi. Ma v'erano anche dei poveretti, troppi! i quali stendevano la mano per dar a capire d'aver fame, facevano certi segni da parer nemici se non fossero stati i loro occhi pieni di umiltà. - E noi pure abbiamo fame! - rispondevano quei soldati stizziti, ma parecchi davano degli spiccioli a quella povera gente, che largiva loro dell'Eccellenza.
      E Garibaldi qual è? Domandava la folla. Passava Turr. E' questo? No. Passava Carini.


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Storia dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 190

   





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