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      È tanto tempo che lo desidero! — disse Jo, che aveva una vera passione per la lettura.
      — Io aveva pensato di comprarmi un po’ di musica! — disse Beth, con un sospiro così leggiero che nessuno potè udirlo.
      — Io voglio comprarmi una bella scatola di lapis Faber; ne ho proprio bisogno — disse Amy risolutamente.
      — Mamma non ha detto nulla riguardo ai nostri risparmi e suppongo che non sarebbe contenta se ci privassimo di tutto quello che ci può far piacere. Comperiamoci quello che desideriamo e divertiamoci un po’; mi pare che lavoriamo abbastanza per meritarcelo! — gridò Jo, guardandosi i tacchi delle scarpe, come avrebbe fatto un «dandy».
      — Lo credo io! Io che, da mattina a sera, devo far lezione a quei terribili bimbi, quando darei non so che cosa per restare a casa e passare le giornate a modo mio! — cominciò Meg con voce lamentevole.
      — Tu puoi cantare quanto vuoi, ma non meni certo una vita così brutta come la mia! — aggiunse Jo.
      — Come ti piacerebbe star sempre rinchiusa con una vecchia nervosa ed antipatica che ti fa trottar tutto il santo giorno su e giù, che non è mai contenta e che ti tormenta tanto da farti venir la voglia di buttarti giù dalla finestra o di darle un buon paio di scappellotti?
      — Veramente non bisognerebbe lamentarsi, ma credetelo pure che lavar piatti e tener la casa in ordine è la peggior cosa del mondo! E le mie mani diventano così ruvide che non posso più suonare una nota! — E Beth, dicendo queste parole, si guardò le mani con un sospiro che, questa volta, tutti poterono udire.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





Beth Faber Amy Meg Beth